La storia del Barolo Chinato

Grazie Luca per aver presentato il vino, io vi scriverò della sua storia

(immagine presa dal sito sotto)

Il Barolo Chinato è il vino aromatizzato più pregiato che esista, la massima espressione di questa tipologia di vini e, pur essendo preparato allo stesso modo dei classici vermouth, da cui deriva come concetto, i due prodotti non sono neanche lontanamente paragonabili.

La base da cui si parte è il vino Barolo DOCG, a cui vengono aggiunti zucchero e alcol, sotto forma di un infuso a freddo; un mix di alcol e “droghe”, il quale non è altro che un concentrato di spezie, erbe e radici officinali usate anche per il vermouth. Tra le più usate per produrre il Barolo Chinato ovviamente troviamo la china calissaia (da cui deriva il nome), ma immancabili sono anche il rabarbaro, il cardamomo e la genzianella.

L’unico vincolo per essere riconosciuto come prodotto di pregio è l’obbligo di essere prodotto esclusivamente con Barolo Nebbiolo 100%.

Il Barolo Chinato veniva prodotto già alla fine dell’800 come rimedio per i malanni invernali.

L’idea di utilizzarlo per scopi terapeutici è del dottor Giuseppe Cappellano, un farmacista di Alba.

Al giorno d’oggi l’idea di utilizzare un vino a scopo terapeutico sembra un po’ strana, ma alla fine dell’ 800 faceva parte di una serie di esperimenti e rimedi naturali.

Dopo pochi anni, nel 1891, Giulio Cocchi decise di dare un nome e una ricetta a questo vino.

Mastroianni Elia

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